È domenica mattina, unico giorno libero dei coniugi Pintozzi. Dopo essersi alzati circa ogni ora perché la gatta grande vomitava a ripetizione come nel film "L'Esorcista" posseduta dal quintale di calamari che aveva ingordamente divorato a cena, mentre la gatta piccola che che vedeva tutti svegli pensava fosse l'ora del gioco e li seguiva miagolando con la sua cordicella in bocca, alle 5 suona la sveglia perché oggi andranno in giornata a Marrakech. Dovete sapere che andare a Marrakech per quelli di Essaouira è un po' come quando il contadino dei film del Pozzetto va in città. Tirano fuori il vestito buono e carichi di aspettative vanno a far scorta di tutte quelle cose che non trovano nella piccola cittadina di provincia, e vi assicuro che sono parecchie. Lei mette in borsetta il "kit per Marrakech": salviettine umidificate, cachet per il mal di testa, sali minerali contro lo svenimento, foulard contro i colpi di sole, libro per il viaggio e tanta pazienza. Escono di casa alle 6 dopo un caffè in piedi e un sorso di yogurt al volo. All'orizzonte un'enorme luna piena che li guarda e chiede: "Cosa fate in giro a quest'ora? Vi ricordate che siete in Marocco? Penserete mica di trovare un taxi, eh?". In effetti taxi non se ne trovano per un po'. Ne passa un primo, lo chiamano, il tassista li guarda e se ne va. Così anche il secondo ed il terzo. Vigliacchi!!! Al quarto si buttano in mezzo alla strada e riescono a farsi accompagnare alla fermata del bus. È il 9 luglio e i Pintozzi, nonostante si rechino nella snobbissima città, indossano: "ciavatta" tedesca per camminare meglio, pantalone leggero perché la settimana scorsa a Marrakech c'erano 48 gradi, t-shirt in cotone, maglia a maniche lunghe, felpa e sciarpa. Quattro strati perché , dopo qualche anno, i coniugi sanno bene che sui bus per Marrakech il condizionatore ti sega le gambe, che se per sbaglio dimentichi le calze o la sciarpa il giorno dopo hai la bronchite. Lei di solito metto la ciabatta col calzino per poi togliere le calze una volta giunta a destinazione, cappuccio tirato fin sugli occhi e sciarpa sul naso. Salgono sul bus, il viaggio dura tre ore, hanno tutto il tempo di farsi un pisolo. Maurizio come al solito si addormenta in un secondo, mentre la moglie cerca di mettersi comoda, si tira su, tira indietro il sedile, lo ritira su, toglie le ciabatte, le rimette, mette la maglia dentro i pantaloni perché sente uno spiffero, si gira la sciarpa stretta intorno a collo e viso, ritira su e giù il sedile finché il tizio davanti non la fulmina con lo sguardo e quindi si blocca in una posizione scomodissima che manterrà per tutto il viaggio senza riuscire a dormire. Di fianco a loro una ragazzina, non avrà più di 15 anni, jeans strappati, infradito, djellaba corto in cotone, inizia a truccarsi , prima gli occhi con ombretto e mascara, poi un bel rossetto rosso e infine tira fuori lo smalto e se lo passa con accuratezza sulle unghie dei piedi per poi sventolarglielin per mezz'ora sotto al viso per far asciugare lo smalto. Arrivati alla stazione dei bus la solita scenetta della tassisti che li prendono per un braccio per portarli a destinazione : "Madame, monsieur, taxi? Madame, monsieur, madame, madame, madame, monsieur, taxi? " Per sopravvivere a Marrakech e alle insistenti richieste del "venditore" di turno bisogna fingersi sordi, ciechi e muti. Come al solito decidono di fare due passi fino alla piazza di Gueliz, e come al solito a metà strada lei inizia ad inveire contro il marito perché le torna in mente che quelli che lui chiama due passi per lei son troppi sotto il sole cocente. Inizia a sudare e a tirare fuori le prime salviettine umidificate . Le passa di fianco un ragazzo col Moncler ed inizia ad inveire anche contro di lui. Sono solo le 10 del mattino e fa già un caldo boia. Lui si guarda intorno ed inizia a guardare con stupore la città deserta "guarda che bello quando non c'è nessuno, e guarda che pulita che è Marrakech a quest'ora" Le ultime volte che sono andati in città in estate lei ha rischiato la vita. Due passi, uno sbuffo, due passi una salviettina, due passi e si sedeva in terra sotto l'ombra, due passi e un brontolamento, due passi una salviettina, due salviettine, un giramento di testa, " Oddio Mauri non ce la faccio più, torno in albergo". "Mauri vedo le lucine. Ho caldo, fa caldo, che caldo. Andate avanti voi, non aspettatemi, non curatevi di me, vi raggiungo con calma, forse sopravviverò, credo di aver appena visto la Madonna ". Tre salviettine, si siede ... una vera tragedia greca come solo lei nei picchi di isterismo a fare. Arrivati a Gueliz vanno a fare colazione e come al solito il caffè fa schifo e la signora inizia a vaneggiare sulla sua testa dura che si ostina a bere caffè in giro sapendo benissimo che la farà vaneggiare per mezzora . La millefoglie alla crema però è buonissima e nonostante sia una porzione da incredibile Hulk la divora in un boccone ricominciando, per il picco di zuccheri, a vaneggiare sul fatto che non dovrebbe mangiare dolci a colazione che le fanno venire il picco di zuccheri (vallo poi a sapere cos'è). Hanno venti minuti prima dell'appuntamento che li ha portati fin qui quindi, sapendo che ci sono i saldi, si fiondano nel negozio di ciabatte tedesche e fanno scorta per loro e per mezza Essaouira. Oltre all' appuntamento hanno solo due missioni: la ciabatta - fatto - e andare a fare scorta di arancini dalla loro amica Arianna per portarne giù una valigia intera e soddisfare i loro affamatissimi amici. Davanti al suo negozio si accorgono che il ristorante di Arianna è ancora chiuso. È troppo presto mannaggialamiseria. Missione due fallita miseramente. I loro figli nasceranno con una voglia di arancini in mezzo alla faccia. Vanno all'appuntamento che li ha obbligati a svegliarsi alle cinque del mattino ed affrontare il freddo polare del bus ed il caldo infernale della città per aspettare due ore e rendersi conto che il loro appuntamento nn si presenterà mai. Gli dirà il giorno successivo che gli hanno rubato il cellulare e non aveva modo di avvisarli. Prendono il primo bus per Essaouira maledicendo Marrakech e tutti i Marrakchi per le tre ore di viaggio successivo. Scendono dal bus e una folata di vento li sposta come a dirgli "Bentornati a casa. Adesso però ricordatevi di non farlo mai più ".
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Quando ci siamo conosciuti Maurizio viveva ad Asti ed io ero da pochissimo tornata a vivere a casa dei miei genitori. Dopo sei mesi lui mi ha raggiunta a Parma dove abbiamo preso un appartamentino in affitto in provincia ed iniziato a vivere insieme. Per Mauri era la prima convivenza, temevo scappasse invece è rimasto ed abbiamo iniziato a programmare il nostro trasferimento qui. Altro trasferimento, altro trasloco. Ricordo che qualche giorno prima di raggiungerlo (lui è partito un mese prima di me per sbrigare le faccende burocratiche e cercare un alloggio provvisorio) osservavo in casa nostra gli ultimi scatoloni.
Lì dentro, in un angolino del salotto, c'erano stipate le vite di due persone. La mia principale considerazione era che le nostre vite, guardate così, tenessero veramente poco posto. Gli oggetti ed iricordi erano tutti insieme, ed ognuno riposto nella sua scatola aveva generato nei giorni precedenti un turbinio di emozioni forti. Sono atterrata a Marrakech con un grande valigione, pieno di abiti estivi, di grandi speranze e di enormi paure. Il primo appartamento in cui ci siamo installati per un mese era carino ma un po' buio, esposto a nord quindi costantemente freddo e soggetto ai fortissimi venti che dominano la città di Essaouira ed al quarto piano, con rampe di scale impietosamente alte. La ricerca di un nuovo alloggio sembrava cosa facile ma ci siamo scontrati subito con la dura realtà: gli appartamenti "alla marocchina", il che significa alloggi enormi frddi e vuoti, soffitti scuri, due grandi saloni (per gli uomini e per le donne) con divani dorati lungo tutte le pareti, pavimenti in marmo -quando va bene- oppure in zellig cioè quelle bellissime piastrelle tipiche marocchine che se scelte bene sono meravigliose, se messe come spesso accade a casaccio variando colore e stile dal pavimento alle pareti ed in ogni stanza , fa venire il mal di testa a guadarlo. Le toilettes in queste case solitamente sono minuscole alcune con la turca ed un buco per terra per la doccia. Le cucine invece di solito sono anche troppo grandi. Terrazze e balconi nella maggioranza dei casi sono al piano superiore quindi tendenzialmente inutilizzate ed inutilizzabili. I primi appartamenti che abbiamo visitato mi hanno fatto venire l'angoscia. Abbiamo infine scoperto che sembra essere una tattica delle agenzie quella di mostrarti prima il peggio per poi farti vedere un paio di begli appartamenti, un po' più cari, per convincerti a prendere questi ultimi. L' ultimo visitato è quello in cui ci siamo trasferiti immediatamente. Secondo piano, cucina aperta su un grande salotto open space, già arredato al'occidentale e con estremo buon gusto, pavimenti in cotto tutti uguali, porte in legno decorate a mano che davano un leggero tocco di esotico, toilette e sala da bagno con vasca gigantesca, il tutto rivestito in tadelak grigio (una calce tipo stucco veneziano, anche quella tipica di qui, bellissima). Due stanze da letto matrimoniali ed un minuscolo balconcino di fianco alla cucina. Quando ho dato un primo sguardo mi si è aperto il cuore, ho guardato Mauri con sguardo minaccioso del tipo "costi quel che costi io voglio vivere qui". Siamo rimasti sei mesi finchè non si è liberato l'appartamento di sopra: una deliziosa garçonnière (sarebbe un bilocale ma fa più chic dirlo in francese), arredata come quella sotto ma con un' enorme terrazza da cui sporgendosi si vede un angolino di mare e una stanza da letto romanticissima costruita in un angolo del terrazzo in legno bianco. Abbiamo scambiato molto volentieri la seconda stanza da letto con la terrazza perché in sei mesi la stanza era stata usata solo per riporre le valigie e dato che nessuno ci era o sembrava volesse venire a trovarci la scelta è stata molto semplice. Qui stiamo molto bene, l'appartamento è grande il giusto per due persone e le gatte scorazzano avanti e indietro tra casa e terrazza. In tutti questi traslochi abbiamo buttato via tante cose inutili e ci siamo accorti che togliere il superfluo aiuta a vivere meglio. Il nostro obiettivo, non facilissimo da raggiungere ma che stiamo provando piano piano a fare, èquello di arrivare a vivere nel modo più minimale possibile, riducendo gli oggetti, gli acquisti inutili, gli sprechi ed i legami con le cose. La casa è chi la abita e non gli oggetti che ne fanno parte e da noi si respira un sacco di felicità. |